
Ormai sempre più spesso ascolto podcast.
Per quanto possano essere diversi, ciò che li accomuna è una pubblicità di un noto servizio di psicologia. Tutti sono cadenzati da un'interruzione dove compare la medesima offerta
psicologica.
Oltre a prendere coscienza di come la terapia sia ormai un ovvio bene di consumo, constato anche quale sia il concreto ammontare della domanda di supporto psicologico.
È emergente, sta ovunque.
Questo mi porta a una riflessione.
Siamo soliti considerare l'accesso a un percorso psicoterapico quale necessità individuale.
C'è chi vuole affrontare un trauma; chi ripercorrere la propria vita o la relazione con i genitori, gli altri significativi; qualcuno desidera essere sostenuto in un processo di
trasformazione; chi venire rafforzato nell'autostima; chi supportato in una separazione fisica o simbolica; chi sospinto verso una meta agognata e molto altro ancora.
Tutte chiaramente esigenze legittime. Mi domando, però: quando la crisi costella così diffusamente il tessuto sociale, è da considerare ancora un'emergenza individuale? Chiaramente no.
Nel mio vivere osservo, ascolto, mi guardo intorno e all'interno, mi relaziono con persone eterogenee e ciò che incontro è crisi.
Se mi chiedeste di nominare qualcuno che conosco che non sta attraversando in qualche suo modo peculiare una crisi, non ne sarei capace. Giuro.
Mi abita un'impressione. La crisi non è ovunque, ma vi ci siamo immersi, la respiriamo. È la materia di cui è costituito il nostro essere nel tempo. È la struttura del presente.
Questo ha profonde ed estese implicazioni, ma preferisco rimanere nel mio campo di esercizio: la psicologia.
Non vorrei assolutamente passare l'idea che non sia utile accedere a un percorso psicoterapico, ma credo sia necessario collocarlo e contestualizzarlo per comprenderne le possibilità.
Quando ci trovassimo in una piscina, ove l'acqua simbolizzasse la crisi, scarsa utilità avrebbe ricevere un telo (l'aiuto di un terapeuta) per potersi asciugare (valicare la crisi). Non
sarebbe possibile.
Finchè non si presentasse la possibilità di uscire dall'acqua, il tentativo di asciugarsi risulterebbe vano.
Decisamente più funzionale diverrebbe la richiesta di imparare a nuotare con minor dispendio energetico e maggiore competenza.
La chiudo per non dilungarmi ulteriormente.
Mi capita di guardare mia figlia e domandarmi in che modo possa aiutarla a fronteggiare questa crisi strutturale, costitutiva. Chiaramente auspico si dissolva, ma potrebbe realisticamente
continuare o montare ulteriormente.
La risposta che mi sono fornito è questa: che abbia al suo interno amore a sufficienza.
Per confrontarsi con la situazione di una presente o futura scarsità è necessario che le sue scorte possano essere piene.
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