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Dal Greco Antico: Quando il Respiro Incontra la Mente

psicoterapia monza
Psicoterapeuta monza

Come spiegato nell'articolo sul reale significato degli attacchi di panico, per comprendere in profondità alcuni aspetti della salute mentale può esserci d'aiuto volgere lo sguardo alla Grecia antica.

 

Qui, vorrei approfondire il collegamento nascosto nella sottile assonanza tra le parole "schizofrenia" e "diaframma".

 

La schizofrenia è definita dal DSM, il principale riferimento diagnostico in psichiatria, come un disturbo mentale grave e cronico. Si caratterizza per una marcata compromissione del pensiero, delle emozioni, del comportamento e della percezione della realtà. Tra i possibili sintomi annovera: deliri, allucinazioni, eloquio e/o pensiero disorganizzato, comportamento motorio grossolanamente disorganizzato o anormale (inclusa la catatonia), appiattimento affettivo, alogia, avolizione, anedonia.

 

Il diaframma è il muscolo primario della respirazione. Collocato nello spazio che separa la cavità toracica (dove si trovano i polmoni e il cuore) da quella addominale (dove si trovano stomaco, fegato, intestino), quando si contrae, si abbassa, aumentando il volume della cavità toracica e permettendo ai polmoni di riempirsi d'aria (inspirazione). Quando si rilassa, risale, riducendo il volume toracico e facendo uscire l'aria (espirazione).

 

Cosa hanno in comune questi termini? Apparentemente nulla. Ma se curiosiamo nella loro etimologia, scopriremo come siano entrambe parole composte e come condividano una radice comune.

 

Il termine "schizofrenia" deriva da schizo (che significa "dividere, scindere") e phrenia (che significa "mente"). La parola "schizofrenia" ha quindi origine dal greco e significa letteralmente "mente divisa".

 

In greco, il termine "phren" (φρήν) porta con sé una duplicità di significato. Da un lato, indica la mente, l'intelletto, la ragione, ovvero la capacità di pensare, ragionare e comprendere: la sede della cognizione. Dall'altro, si riferisce all'anima, allo spirito, intesi come la parte più intima e profonda di un individuo, legata anche alle emozioni.

 

Anche il termine "diaframma", nell'accezione più largamente diffusa, si compone di Dia (che significa "attraverso") e phragma (che significa "chiudere" o "separare"). In sostanza, il "diaframma" indicherebbe qualcosa che separa o chiude una cosa da un'altra, passando attraverso di essa. L'etimologia, in chiave anatomica, spiega bene il movimento che il respiro compie passando attraverso lo spazio che separa polmoni e addome.

 

Questa derivazione non è però l'unica presente. In alcuni testi possiamo infatti scoprire come "diaframma" si componga anche dall'unione del prefisso Dia (attraverso) e "Phren" (mente/diaframma). Gli antichi Greci credevano infatti che il diaframma fosse la sede di importanti funzioni vitali e anche di processi mentali.

 

Da osservazioni empiriche e da una concezione olistica del cosmo e dell'essere umano, già i Greci constatarono come un respiro profondo e regolare sia spesso associato a calma e lucidità, mentre un respiro affannoso o bloccato (ad esempio, durante la paura, la rabbia o il dolore intenso) sia associato a stati di agitazione o angoscia.

 

Chiaramente, non è assolutamente mia intenzione ricondurre causalmente la patologia schizofrenica a una respirazione rotta o frammentata. La schizofrenia è una condizione con un'eziologia complessa che lega insieme fattori genetici, ambientali, psicosociali e neurobiologici.

 

Il desiderio è invece porre in luce come i processi mentali e la qualità della respirazione siano intimamente collegati e come questa connessione sia già presente nel sapere e nelle radici della nostra lingua. A fronte di questa consapevolezza, può essere interessante leggere la qualità dei processi mentali attraverso il ritmo, la cadenza e la modalità del nostro respiro o di quello dei nostri interlocutori, così come può essere estremamente interessante provare a modificare o indirizzare i nostri processi mentali attraverso un utilizzo direzionato del nostro respiro.

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