
Come molti genitori, amo stuzzicare mia figlia Alma con piccole "provocazioni" affettuose. Ultimamente, il bersaglio prediletto dei miei scherzi è il gorgonzola, un alimento che lei aborre visceralmente per il suo odore pungente e la consistenza cremosa. Le invento canzoncine in suo onore, la "costringo" a trovarlo inaspettatamente al risveglio o in momenti del tutto incongrui. Alma, tra il divertito e il contrariato, non manca mai di ribadire con veemenza il suo giudizio tranchant: "Il gorgonzola è il cibo più schifoso del mondo!".
Eppure, la stessa Alma che inorridisce al solo pensiero di questo formaggio erborinato, ieri sera ha divorato due abbondanti piatti del suo comfort food per eccellenza: il risotto alla zucca. Un piatto che, nella mia personale preparazione, cela un ingrediente a dir poco ironico: proprio quel gorgonzola tanto detestato.
Questa piccola dinamica familiare mi ha portato a riflettere su un aspetto affascinante della psiche umana: il modo in cui spesso ciò che rifiutiamo con forza può insinuarsi nelle nostre vite, trasformato e irriconoscibile, esercitando su di noi un'attrazione inaspettata.
La Psicologia del Rifiuto e dell'Attrazione Mascherata
Il caso del gorgonzola "nascosto" nel risotto di Alma può essere una piccola lente attraverso cui osservare dinamiche psicologiche più ampie. La sua reazione di disgusto è immediata e intensa, un chiaro segnale di avversione sensoriale ed emotiva. Questo rifiuto primario crea una barriera netta, un confine tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è.
Tuttavia, la presenza inosservata del gorgonzola nel suo piatto preferito suggerisce come elementi che consciamente allontaniamo possano, in forme mutate, contribuire al nostro benessere e piacere. Questo fenomeno può richiamare diverse dinamiche psicologiche:
- Elaborazione inconscia: Forse, a un livello non consapevole, Alma percepisce la complessità di sapore che il gorgonzola apporta al risotto, senza riuscire a identificarlo o a collegarlo alla sua avversione cosciente.
- Effetto sorpresa e novità: La trasformazione dell'elemento rifiutato in qualcosa di piacevole può generare una sorta di "cortocircuito" cognitivo ed emotivo, portando a un'esperienza positiva inattesa.
- Accettazione indiretta: A volte, riusciamo ad accettare o persino ad apprezzare aspetti di noi stessi o del mondo che ci disturbano quando si presentano in una forma diversa, più "digeribile" o contestualizzata in un ambiente sicuro e piacevole.
- La complessità del gusto e delle emozioni: Proprio come un sapore può essere arricchito da note contrastanti, le nostre esperienze emotive sono spesso un intreccio di elementi positivi e negativi. Ciò che a prima vista ci respinge può, in un contesto diverso, contribuire a un'esperienza più ricca e soddisfacente.
Riflessioni Finali
La "storia del gorgonzola" di Alma ci invita a considerare quanto spesso le nostre avversioni e i nostri desideri siano più interconnessi di quanto sembri. Ciò che rifiutiamo apertamente potrebbe avere un ruolo inaspettato in ciò che amiamo, magari celato sotto una veste diversa. Questa dinamica ci spinge a interrogarci sulle nostre rigidità, sulla possibilità di trovare piacere inaspettato e sulla complessità delle nostre risposte emotive al mondo che ci circonda. Forse, proprio come Alma con il suo risotto, dovremmo essere più aperti a scoprire i "gorgonzola nascosti" che, inaspettatamente, arricchiscono le nostre vite.
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