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L’invidia è stupida (in senso matematico)

Per molto tempo, sono stato abitato dall’invidia. Ancora oggi, a volte, passa a trovarmi. Ma rimane poco: il tempo di un caffè, nulla di più.

 

Si dice che il nostro stipendio sia la media di quello delle sei persone a noi più vicine. Non so se sia un assioma, ma ha un suo fondamento. E credo che questo principio si estenda anche oltre il denaro: vale per la ricchezza dell’anima.

 

Dimmi quanta anima abita le persone intorno a te e saprò pesarti. Lo stesso accade con i sogni, i desideri, l’umanità, l’altruismo e molte altre qualità.

 

Se è vero che siamo la media di ciò che ci accompagna, allora quando un amico ottiene un successo, si innamora, si apre alla vita o riceve un attestato di stima, non posso che esserne felice. Anzi, lavoro attivamente affinché accada. Perché quando chi mi sta intorno cresce, anche io cresco.

 

L’invidia è umana, ma è anche profondamente stupida. Stupida in senso matematico. Gioire delle sventure altrui è altrettanto umano, ma ingenuo.

 

Quando mi rallegro del fallimento del mio vicino, sto compiendo un atto masochistico: significa che la mia stessa condizione potrebbe peggiorare. Perché l’altro, in fondo, è me.

 

Per questo mi ritengo un uomo altruista. Non perché buono, ma perché egoista e razionale.

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