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La logica del "nonostante"

Sigmund Freud considera l’Es e l’Io retti da logiche differenti, afferenti a norme spesso divergenti.

 

L’Es si fonda sulla logica dell’Et-Et, mentre l’Io su quella dell’Aut-Aut.

 

L’Es desidera questo e quello. L’Io, invece, sceglie tra questo o quello.

 

Per l’Es non esiste il principio di contraddizione: tutto si brama, senza limiti o divieti. Si può desiderare una relazione di coppia e, al contempo, voler mantenere la propria libertà e indipendenza. Si può essere al mare e sognare la montagna, o desiderare un paio di scarpe senza rinunciare a quelle della vetrina accanto. Il mondo consumistico sfrutta proprio questa logica dell’Es: la continua insoddisfazione e il desiderio incessante alimentano il mercato e la società moderna sembra costruita attorno a questa dinamica.

Seguendo la logica dell’Es, si può essere simultaneamente felici e tristi, di destra e di sinistra, milanisti e interisti. Tuttavia, quando gli opposti convivono senza un equilibrio, il rischio è quello di non sentire più nulla davvero. Non a caso, il nostro tempo è dominato dall’Es e dal senso di vuoto che ne deriva.

 

Dall’altro lato, l’Io si basa sulla logica della scelta. La struttura dell’Aut-Aut impone un’alternativa: si può andare al mare o in montagna, acquistare un paio di scarpe o un altro, desiderare la pasta o la pizza, vivere in coppia o da single. Si può essere felici o tristi, ma non contemporaneamente. Ogni scelta, nel momento stesso in cui viene compiuta, esclude l’altra possibilità, che si dissolve nel passato.

 

La società novecentesca si è costruita attorno a questa logica dell’Io: schieramenti politici netti, ideali ben definiti, il matrimonio e la famiglia come pilastri imprescindibili, la visione del mondo in bianco e nero. Ma questa impostazione non ha funzionato del tutto. L’Es, infatti, non scompare con la scelta: ciò che viene scartato continua a esistere, anche se sotto traccia. Possiamo scegliere, ma non possiamo mai farlo in modo definitivo e assoluto.

 

Esiste una terza via? Mi piace pensare alla logica del "nonostante".

 

Credo che si possa essere profondamente felici guardando una fotografia, ascoltando una canzone o partecipando a un incontro, nonostante si stia attraversando un periodo di tristezza. Così come si può provare malinconia per una delusione nonostante la propria vita, in quel momento, sia complessivamente positiva.

 

Penso che si possa scegliere di essere di sinistra nonostante si sia consapevoli di avere dentro di sé opinioni o comportamenti che appartengono alla destra. E viceversa. Si può avere una caratteristica emergente, definita e chiara, senza per questo cancellare le molteplici sfumature che ci compongono.

 

Non so se siamo pronti a sostenere la complessità richiesta dalla logica del "nonostante", ma la considero un atto di maturità. Un passo in avanti verso una comprensione più profonda di noi stessi e della realtà che ci circonda.

 

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